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Consulenze legali per privati e aziende a Conversano

Anatocismo bancario e recupero somme illegittimamente addebitate su conti correnti e mutui

Tutti coloro che sono titolari di conti correnti bancari affidati (cioè quei conti in cui la banca autorizza lo sconfinamento in una certa misura) sono potenzialmente titolari anche di un diritto a vedersi restituire dei soldi dalla propria banca, che sino a pochi anni fa addebitava una serie di costi con un metodo dichiarato illegittimo dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione: l'anatocismo bancario. 
Ma che cos'è l'anatocismo bancario? In sostanza l'anatocismo bancario è una pratica utilizzata dalle banche, le quali prevedevano – tutte indistintamente – nei loro contratti che gli interessi debitori dovuti sulle somme messe a disposizione del cliente dovessero essere capitalizzati alla fine di ogni trimestre e addebitati in conto corrente di talchè, per il trimestre successivo, gli interessi debitori pagati dal cliente venivano calcolati sia sulla quota di capitale effettivamente utilizzata dal cliente, sia sulla quota degli interessi, di fatto dando origine al pagamento, da parte del cliente, dei cd. interessi sugli interessi.
Tale pratica, detta appunto anatocismo, veniva vietata nel nostro ordinamento sin dal 1942, data di entrata in vigore del codice civile, che all'art. 1283 vieta il pagamento degli interessi sugli interessi, consentendolo solo in alcuni casi particolari. 
Dopo un battaglia giudiziaria durata decenni, a metà degli anni Novanta sono arrivate le prime sentenze della Cassazione (il massimo organo giudicante del nostro ordinamento) che hanno dichiarato l'illegittimità dell'anatocismo bancario per contrarietà ad una norma imperativa, ed hanno condannato tutte le banche presenti nel nostro territorio alla restituzione dei soldi sino ad allora pagati dai correntisti. 
A sancire definitivamente le ragioni degli utenti bancari sono intervenute, quindi, diverse sentenze della Cassazione sino alla sentenza n. 21095/2004 resa a Sezioni Unite, in cui il Supremo Collegio a composizione allargata, ha definitivamente affossato la pratica bancaria di addebitare gli interessi sugli interessi come una pratica contraria alla legge e alle norme imperative che regolano il nostro ordinamento. 
In realtà, considerata la forza economica espressa dalla banche, di pari passo a queste sentenze sono cresciuti i provvedimenti che hanno cercato di limitare l'emorragia di soldi per il sistema bancario, puntando molto sull'aspetto della prescrizione del diritto di agire per recuperare tali somme.
Per prescrizione si intende quel fenomeno in base al quale, a seguito del passare di un certo tempo tra la nascita del diritto (in questo caso a richiedere la restituzione dei soldi da parte del cliente) e la possibilità di poterlo azionare – iniziando magari un giudizio – quel diritto perde la forza per poter essere riconosciuto e diventa, di fatto, non più tutelabile in Tribunale.
Nel Studio Legale Lo Vecchio, si effettuano consulenze finalizzate a verificare la propria posizione nei confronti delle banche, valutare la fattibilità di un eventuale giudizio quantificando il probabile credito che si può vantare nei confronti delle banche. 
Allo stesso modo si può valutare l'assistenza di posizioni debitorie nei confronti di quegli istituti di credito che dovessero aver intrapreso un giudizio per recuperare il proprio credito, ad esempio avendo richiesto in Tribunale l'emissione di un decreto ingiuntivo di pagamento.
Sino ad oggi lo Studio Legale ha recuperato somme dalle banche, in favore dei propri clienti per oltre cinquecentomila euro.

Responsabilità amministrativa degli enti D. Lgs. 231/2001

Lo Studio effettua consulenza e assistenza aziendale per la predisposizione del modello organizzativo e gestionale unitamente alle procedure interne di controllo e vigilanza idonei a prevenire il compimento di fatti illeciti e dei reati oggetto del decreto legislativo 231/2001. 
Sin dal 2001 si è avvertita la necessità di colpire nel vivo – cioè nell'aspetto economico – tutti quei soggetti collettivi che beneficiavano del prezzo, profitto o prodotto di un reato realizzato da un soggetto collegato all'ente medesimo (in quanto dipendente o consulente).
È nata, quindi, questa responsabilità cd. “amministrativa” che, in realtà è una vera e propria responsabilità penale e che, perciò viene considerata una responsabilità “ibrida”, perché a differenza della responsabilità penale, che è sempre personale in quanto da riferire ad un soggetto persona fisica, colpisce un ente collettivo, una società, che abbia di fatto beneficiato della condotta contraria alla legge.
Al fine di tutelare le aziende da questo tipo di responsabilità, che può incidere pesantemente sull'andamento economico della stessa, viene predisposto un modello organizzativo e di controllo aziendale efficace, adeguato e idoneo ad escludere la responsabilità dell'Ente nel caso di accertamento di un reato cd. “presupposto”, commesso da un soggetto ad essa collegato.
Onde raggiungere tale obiettivo, vengono preliminarmente esaminate e valutate le aree di rischio, cioè dei settori in cui più facilmente potrebbero essere commessi i reati presupposto cui la legge collega la responsabilità dell'Ente; 
individuate quindi le aree sensibili, viene predisposto un codice etico al quale tutto il personale dovrà attenersi e che conterrà i principi di trasparenza, correttezza e lealtà cui la società si attiene per lo svolgimento e la conduzione dei propri affari.
Vengono, quindi elaborate delle linee di condotta per tradurre in modo pratico quali sono i comportamenti attivi di fare, e passivi di non fare, nei rapporti con i rappresentanti della pubblica amministrazione, in modo da rendere il più fruibile possibile il codice etico adottato.
Infine, si predispongono degli schemi di controllo interno, con la previsione della separazione dei ruoli all'interno dell'azienda, per lo svolgimento delle attività inerenti ai processi produttivi, compresa l'istituzione di un Organismo di Vigilanza dotato di poteri autonomi di iniziativa e controllo al fine di vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del modello organizzativo redatto.

Recupero crediti

Lo Studio si occupa del recupero dei crediti, in un momento di grande difficoltà nella realizzazione dei propri crediti.
La tempestività nell'azione del recupero di somme dovute è un aspetto fondamentale di questa attività perché cerca di prevenire eventuali azioni elusive del debitore che tende a spogliarsi velocemente del proprio patrimonio al fine di evitare i pignoramenti dei propri beni mobili o immobili, come la casa, o dei propri crediti, come ad esempio lo stipendio.
Grande importanza riveste anche l'aspetto delle indagini sul patrimonio, che consentono al creditore di verificare la concreta possibilità di realizzo.
Lo Studio si occupa, quindi, di prendere contatti con il debitore per valutare eventuali possibilità di mediazione o transazione della vicenda. 
Una volta esaurita negativamente questa ipotesi, si procede con la redazione di apposita istanza presso il Tribunale competente, per ottenere un titolo esecutivo in favore del creditore e passare alla successiva fase di realizzo bonario del credito oppure tramite una seconda procedura cd. esecutiva.

Risoluzione della crisi da sovraindebitamento grazie alla Legge "salva suicidi"

Grazie alla L. n. 3/2012, cd. Legge “salva suicidi” oggi anche il consumatore sovraindebitato può avere la speranza di tornare a vivere dignitosamente, seguendo questa procedura che può portare all'esdebitazione da tutti i debiti accumulati, e cioè alla eliminazione di tutti i debiti a fronte di un piano di rientro con pagamento solo di una parte dei debiti stessi.
Il fenomeno del sovraindebitamento è cresciuto moltissimo nell'ultimo decennio come conseguenza della crisi economica globale, che ha colpito il mondo del lavoro da una parte, e portato alla crescita smisurata dell'utilizzo del credito al consumo dall'altra.
Se da un lato, infatti, il consumatore ha trovato più semplice accesso ai finanziamenti di basso importo, dall'altro vi è stato un abuso di finanziamenti, con una sovraesposizione del debitore indotto ad un consumo smodato dello strumento finanziario.
Il fenomeno del sovraindebitamento nasce a seguito dell'assunzione da parte del soggetto di debiti superiori alle proprie capacità economiche, o che diventano eccessivi a seguito di eventi negativi che colpiscono il soggetto ma che non dipendono da lui, come ad esempio un licenziamento per la crisi dell'azienda presso cui era assunto, o per un infortunio che può aver ridotto la capacità lavorativa del medesimo. 
Oggi esiste la possibilità di non rimanere schiacciati dai propri debiti, ma di risolvere le criticità verificatesi, uscire dalla crisi e rientrare, così, nel mercato economico.
L'Avv. Lo Vecchio ha acquisito ampia esperienza
in questo settore, conseguendo anche il titolo di Gestore della crisi da sovraindebitamento, ed effettua consulenza e assistenza per valutare la posizione debitoria ed individuare tra le varie ipotesi di risoluzione previste dalla legge (quali il piano del consumatore, l'accordo o la liquidazione del patrimonio) qual è quella idonea per uscire dalla crisi; predispone le istanze presso gli Organismi di risoluzione della crisi competenti, si relaziona con il Gestore che viene nominato dall'Organismo per attestare la proposta di risoluzione formulata ed assiste il cliente nella proposizione del ricorso finalizzato all'omologazione del piano del consumatore, dell'accordo, o della proposta di liquidazione del patrimonio.
La legge sul sovraindebitamento può essere utile anche ai piccoli imprenditori, alle aziende agricole e ai professionisti che si trovano in difficoltà economiche, perché è applicabile anche a soggetti titolari di partita IVA che sono esclusi dall'applicazione delle legge fallimentare.

Risarcimento danni da eccessiva durata del processo grazie alla Legge Pinto

Con la L. 89/2001 lo Stato Italiano ha dato seguito ai numerosi richiami e condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo legati all'eccessiva durata dei processi in Italia.
Questa norma, come modificata da ultimo, prevede che nel caso in cui un processo civile produca una sentenza definitiva in un lasso di tempo superiore ai sei anni, la parte risultata vincitrice possa presentare una richiesta alla Corte di Appello competente per ottenere un risarcimento del danno a causa dell'eccessiva durata di quel processo.
Il risarcimento sarà tanto maggiore quanto più lungo è stato il giudizio rispetto ai sei anni, ovviamente.
Con la presentazione del ricorso alla Corte di Appello individuata, verrà emesso automaticamente un decreto di pagamento a carico del Ministero competente (solitamente quello della Giustizia) con codanna di pagare la somma di circa € 400,00 per ogni anno oltre il sesto e per ogni parte che presenta il ricorso.
Ad esempio se due persone sono state coinvolte in un giudizio da un terzo e ne sono risultate vincitrici dopo dodici anni di giudizio, presentando questa richiesta, ogni persona potrà ricevere come risarcimento la somma di € 2.400,00 ciascuna (€ 400,00 x 6 anni di giudizio oltre il sesto), nonché il rimborso delle spese legali.
Lo Studio legale può valutare il tuo caso specifico e ottenere in tempi brevi il dovuto. 
Se sei interessato, richiedi una consulenza personalizzata.
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