Tale pratica, detta appunto anatocismo, veniva vietata nel nostro ordinamento sin dal 1942, data di entrata in vigore del codice civile, che all'art. 1283 vieta il pagamento degli interessi sugli interessi, consentendolo solo in alcuni casi particolari.
Dopo un battaglia giudiziaria durata decenni, a metà degli anni Novanta sono arrivate le prime sentenze della Cassazione (il massimo organo giudicante del nostro ordinamento) che hanno dichiarato l'illegittimità dell'anatocismo bancario per contrarietà ad una norma imperativa, ed hanno condannato tutte le banche presenti nel nostro territorio alla restituzione dei soldi sino ad allora pagati dai correntisti.
A sancire definitivamente le ragioni degli utenti bancari sono intervenute, quindi, diverse sentenze della Cassazione sino alla sentenza n. 21095/2004 resa a Sezioni Unite, in cui il Supremo Collegio a composizione allargata, ha definitivamente affossato la pratica bancaria di addebitare gli interessi sugli interessi come una pratica contraria alla legge e alle norme imperative che regolano il nostro ordinamento.
In realtà, considerata la forza economica espressa dalla banche, di pari passo a queste sentenze sono cresciuti i provvedimenti che hanno cercato di limitare l'emorragia di soldi per il sistema bancario, puntando molto sull'aspetto della prescrizione del diritto di agire per recuperare tali somme.